IL CASTELLO

 
E’ senza alcun dubbio il monumento per eccellenza di Sanguinetto. Situato nel cuore del Paese e ancora oggi utilizzato come sede del Municipio e di numerose associazioni, la sua notevole mole richiama i fasti e le memorie di avvenimenti storici, che dal medioevo lo vedono protagonista fino al XIX secolo.
Innalzato per volere degli Scaligeri nel XIV secolo, il maniero fu donato al luogotenente Jacopo Dal Verme, che lo passò al figlio Alvise. Questi nel 1416 ricevette da Sigismondo il titolo comitale. Il titolo fu confermato dal Senato della Repubblica di Venezia nel 1430. Nel 1452 il castello venne confiscato ai discendenti Dal Verme accusati di tradimento e ceduto al capitano della Serenissima, Gentile Della Leonessa. Alla sua morte gli succedettero le tre figlie: Nilla, Tirsa e Battistina sposate rispettivamente a Francesco Lion di Padova, Alessandro Venier di Venezia e Leonardo Martinengo di Brescia. In conseguenza di ciò il Castello fu frazionato in “carati” e trasmesso ai discendenti.
Gli anni seguenti il monumento conobbe diverse vicissitudini.
Il 15/11/1509 alcune truppe della Lega di Cambrai si impadronirono della fortezza e la misero a ferro e fuoco. Nel 1520 Federico Gonzaga giunge a Sanguinetto scortato da 200 cavalieri. Per l’occasione viene fatto sfoggio di drappi e tappezzerie pregiate. Altro personaggio illustre, che si fermerà a Sanguinetto qualche secolo dopo (nel XVIII), è Carlo Goldoni. Sembra che l’autore veneziano abbia tratto spunto da alcune vicende successe all’ombra del maniero, nello scrivere la commedia “Il feudatario”.
Sulla torre del Castello sono visibili gli stemmi gentilizi delle tre famiglie, oltre alle feritoie, testimonianza della presenza di un ponte levatoio, sulla destra il passaggio pedonale, tra il portale a tutto sesto del ponte e la porta per i passaggi ordinari, è presente la “bocca di leone” per le denunce segrete. Il cortile è costituito da un bel porticato quattrocentesco, sorretto da colonne con scolpito lo stemma dei Dal Verme. Attorno alle finestre archiacute, un bellissimo fregio a tribole su peducci, al di sopra del quale vi è un motivo floreale a garofani.
Attualmente il Castello è per la maggior parte di proprietà comunale. L’antico mastio è ancora privato. Al suo interno, nel bellissimo salone d’accesso, è presente un grandioso camino in stucco del XVII secolo, con arabeschi, zampe leonine e zampilli d’acqua, Al di sopra lo sguardo protettore del Leone di S. Marco e di Erasmo Da Nardi, detto il Gattamelata.


 
 
  
 

 
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